sabato 31 dicembre 2011

Coco Chanel parle de l'élégance

http://youtu.be/qu3-Z32ljIE

..coco Chanel



Coco Chanel capì che chi vuole vincere una guerra deve indossare un uniforme di prima classe . E lei voleva vincere più di chiunque altro. La lotta di chanel fu quella della liberazione della donna dalla dipendenza dell’uomo, l’arma della sua scelta era tutto ciò che era chic e la sua strategia puro voodoo. Sapeva che bisognava amare un avversario potente, quasi infilarsi nella sua pelle per vincerlo. Chanel amava gli uomini, lo si capisce dai suoi innumerevoli affairs. Non dimenticò mai che erano uomini o più esattamente i suoi amanti coloro che le avevano permesso, grazie ai sostegni finanziari di lanciarsi nel business:che erano uomini coloro dal cui aveva attinto il vocabolario del suo look incredibilmente duraturo- jersey e tweed, bottoni e bordure da uniformi,giacche cardigan senza collo e flaconi squadrati di profumo-, coloro i cui doni preziosi le ispiravano le sue  decorazioni e  il suo egocentrico stile di vita, che metteva la libertà sopra l’amore, lei fece suo, Qualità, comodità, e proporzioni che fanno apparire il corpo attraente senza doverlo denudare: Coco chanel espugnò le basi dell’eleganza maschile per sé e per tutte le donne che volevano vivere come lei. Istintivamente comprese uno dei principi psicologici alla base della della modernità:il movimento è forza e potere. Non voleva essere una vittima tutta volant di seta, bensì una persecutrice. Voleva un abbigliamento che calzasse a pennello per dimenticarsene per potersi concentrare completamente sul mondo esterno..Chanel non è stata solo la più grande stilista della sua epoca, è la massima creatrice di moda di tutti i tempi..

Margis J.Majer


Sono nata in Lucania. Ma sono  cresciuta realmente  sulla Salerno  Reggio Calabria.Si cresce molto sulle autostrade con la tecno a cassa dritta, e mentre collezionavo san pietrini canadesi  mi chiedevo  perché gli alieni non tornassero a prendermi per riportarmi con loro. Sentivo un forte senso d’abbandono..poi crescendo ho capito il perché della loro difficoltà a rintracciarmi..dove parcheggi un astronave su ste’ autostrade del cazzo che si ritrovano, con ancora  le ferrovie da  treni a carbone non solo il sei gennaio ma pure a luglio. Sarebbe andata meglio nel Tennessee. Sono fuggita dal genere, dal sud e dalla religione che ero ancora piccola, mentre giocavano a tana. Li ho lasciati che ancora  contavano, ma io non mi sono nascosta, solo elevata. E loro guardano ancora troppo in basso per trovarmi. Non avevo altra scelta, per sopravvivere dovevo fare così o mi sarei innervosita. A sedici anni andai a Napoli a trovare mio fratello che frequentava l’università. Fisica nucleare. Un cazzo de capoccione quello lì, Metà di quella che sono è arrivato anche grazie a lui, compreso il rock che ascoltava e le prime dosi di erba e ero.. Mi presentò Pannella. Marco ci offrì la colazione e mi chiese che cornetto preferissi: crema o cioccolato? Mi scappò un gentile “fa lo stesso”..Venne giù la pasticceria. Si incazzò come una belva e mi ingoiò tra i suoi frutti di bosco  Se non decidi tu, lo fa qualcun’ altro per te e finì, suggerendomi  di evitare gli orecchini di moda a forma di croce, che si vedeva benissimo che mi interessava più il cazzo che la religione..Ma quello pure a lui. Certi incontri sono così, non sei più la stessa dopo. Se sopravvivi all’urto del frontale, hai vinto tu sennò vai a casa a piangere. Scegli tu comunque. La colazione  a tua scelta è offerta! Ma io ho non ho fretta. So aspettare. Ho imparato sui set, anche in certi set a due a pagamento, ad avere pazienza e sorridere pure quando mi fumano i coglioni. La mia paura non mai stata quella di poter essere contattata da comunità di extraterresti per insegnarmi la strada, piuttosto dalla difficoltà di ricontattare certi esseri umani. E quando per poter ridire ti amo bisogna sopravvivere vincitrice ad  una rivoluzione o  aspettare un incontro del quinto tipo a poco serve come unico colore il rosso del sangue e la volontà di lottare scegliendo la strada più dura rimettendoci un pezzo di cuore...potrei suonare la musica del secolo non la sentiresti e allora  intanto vivo felice e ora scrivo. Ma ricordo di aver visto un cuore da qualche parte, ma non un cuore come immaginano i creativi del design, gli stupidi  innamorati o i cardiochirurghi a cuore aperto. Un’ idea nuova di cuore, che ha un motivo per stare li dove sta, che ha e da un motivo per vivere, un motore coi suoi ventricoli e tutte le sue parti, tutti a colori, un essenza di cuore. Solo il cuore del cuore .Il meglio, come il cuore che dai alla persona che ami e che speri ricambi..e senno se ne rimane li, a colori, ma scoperto e fragile a fare il suo lavoro di cuore, che altro può fare?ognuno fa quel che sa fare meglio e io so fare questo, darti questo cuore..ma ora è solo un cuore in gola! E dietro alla meraviglia di chi mi chiede se parlo da sola, la risposta non diventa che unica..Si, con chi vuoi che parli, se non mi ascolta nessuno. Ho tante cose da dirmi. E so ascoltarmi. Mi sono rotta le palle di parlare da sola sotto la doccia e poi piangere, così che l’acqua che scorre si confonde con le lacrime, che scorrevano come l’acqua, e a giudicare dal modo strano in cui  mi guardi sembra sono io una marziana appena atterrata. Per fortuna non c’è una morale né una fine a questa favola. Non abbiamo né una, né l’altra. Fosse una bomba alla crema e fossi lo splendido  Coco mi starei già leccando i baffi. Ma sono Lola Kola. Mi spiace. E se questa favola non è stata proprio una bomba. E manco una crema! Per me cornetto integrale al miele,caffè americano e felicità. Grazie a tutti, a venerdì prossimo!

mercoledì 14 dicembre 2011

1o marzo

"missione compiuta!senza spargimenti di sangue e senza insulti. Quando nobiltà è a debitissima distanza dalla miseria" Grazie Antonio Coco

lunedì 5 dicembre 2011

In the land of blood and honey!

L’aria che si respira sul carpet della croisette  è sempre elettrizzante e se non riesci a mantenere i piedi saldati per terra rischi di rimetterci la testa, ma quando quell’anno incontrai Angelina incinta capii che dietro le dive che sognate siamo rimaste donne normali e che avremmo potuto  veramente essere felici. Ma non siamo così stupide. Angelina è la meno morbosa tra noi regine dello star system, la più vera, la mia unica amica. Ed era bello  vedere come Antonio, bellissimo nel suo smoking Balenciaga e Brad giocavano come siamo abituate a vederli quando siamo nella loro casa sul ramo del lago di Como giocano, incuranti che stavamo a Cannes e che almeno lì dovrebbero cercare di mantenere alto il livello. Del resto anche io e Angelina siamo rimaste le ragazzacce di un tempo. Doveste leggere i nostri messaggi,altro che caserme. Fu lì che mi confidò che stava scrivendo una sceneggiatura, e che sognava di fare un film da regista. È una storia d’amore tra una prigioniera bosniaca e un soldato serbo sullo sfondo della guerra nei Balcani degli anni 90..Un film politico chiesi io..Angelina riesce sempre a sbalordirmi..No, precisò..Non è un film politico, ma una storia romantica..Cosa resta dell’amore quando tutto intorno si distrugge? Non dirlo a me Angelina le risposi..conosco benissimo il sapore del sangue..l’ho provato più volte sulle mie labbra..spesso tra labbra e bicchiere..Angelina mi guardò e si illuminò..Lola mi disse sapevo che avrei dovuto parlarne con te..sei la migliore, hai lampi di geni all’improvviso, ho capito che questo film si intitolerà IN THE LAND OF BLOOD AND HONEY..e avrà come locandina solo due macchie di sangue..sei fantasica lola continuava a ripetermi, ma intanto non si riusciva a fare due chiacchiere che Antonio e Brad continuavano impazziti come due ragazzini a giocare coi fotografi a dare risposte insulse ai giornalisti..sono fatti così quei due due quando si incontrano..più facile domare i loro 8 figli loro che Coco e Pitt..

sopravvivo!

Nonostante fossero artisti circensi l’avevano trovata strana pure loro. Si capiva da come la guardavano. Forse era colpa di quella luce  o forse si accorsero che dalla  la sera precedente era impazzita, o come avesse fatto ad arrivare sola fin là, ma quando le chiesero cosa fosse non seppe cosa rispondere.. essere scambiata per una forma  di spettacolo di qualunque sesso faceva lo stesso, non ne capiva la differenza e non le importava. Era Felice e Libera. E libera e felice di essere e poteva bastare..stesse domande a cui fu costretta a rispondere secoli dopo..Col mio ingresso nel mondo della musica, non lascerò né il mio lavoro di modella né quello di attrice. In Italia c’è questa brutta malattia di metterti un etichetta addosso. Quando i giornalisti mi chiedono cosa sono io rispondo “Lola Kola” e basta! Ma non aveva ancora neanche  sette anni quando  il suo agente l’aveva portata al circo la sera precedente..e li era impazzita. Aveva capito da cosa trarre spunto per i suoi show e che quella era la sua vita e quella che sarebbe stata. Sognò una roulotte tutta sua,col suo nome scritto col neon multicolor, pieno dei suoi abiti e tante luci, felice e libera di andarsene in giro per il mondo e portare il suo show. Era fin troppo chiaro, e riusciva a smettere di essere splendida e a splendere. Durante lo spettacolo non era riuscita a dire una sola parola. Il pomeriggio dopo ritornò al circo. Rimase incantata dalla libertà di tutti quei ragazzini  di andarsene in giro per il campo sportivo, dai giocolieri in allenamento coi birilli e dalle trapeziste che provavano i loro numeri e dai clown senza maquillage e  fu rapita da quell’aria da backstage che amerà per tutta la vita, e chiese al padrone  se potesse partire con loro. Neanche pensò di aver inteso bene il padre padrone..le sorrise ma fù un secco rifiuto. Il primo dei No! E poi avevano già una primadonna loro, quella splendida scimmietta che durante l’intervallo era andata a farsi fotografare con lei per avere in ricordo una foto con Lola, Restò con loro finchè non si fece troppo tardi e buio per ritornare a casa. Ma delusa, ne parlò con suo agente di quel no,che non le era andato giù..fu lui a farle capire che per lavorare in un circo bisogna avere un attitude e un ruolo, parlò di lunga gavetta e prima di poter diventare lola kola la strada era lunga..e poi bisognava finire prima la scuola. Almeno quelle a cui era obbligata.Era molto ansiosa il primo giorno di scuola,sperava di ritrovare le emozioni provate al circo..così mise la sua parrucca preferita nel cestino sperando di avere una possibilità di far vedere le sue doti di donna completa dello spettacolo e di aver poco da invidiare alla Goggi,e quando la macchina della produzione passò a prenderla partì. Bastò uno sguardo a delle ordinarie maestrine vestite di solo beige e marrone per capire di aver sbagliato destinazione e d’accordo con la produzione che si occupava di quel tour e al primo quadrimestre, dopo una rassegna stampa denigratoria nei confronti della sua manifesta ed evidente ambiguità di genere e delle sue uniche qualità di disegnare e litigare non mise più piede in quella galera. Rimase offese dalla poca professionalità delle sue colleghe e non fu in accordo con gli scenografi che avevano sostituito allo sfavillio del tendone e alle luci, un misero ritratto di un vecchio,che le spiegarono fosse un presidente della repubblica e l’effige di un giocoliere inchiodato dalle mani,che le spiegarono fosse un Signore. Ma nella fretta non comprese neanche il cognome..Era disgustata abbastanza e andò via. Con la sua produzione si accordò per poter partecipare alle lezioni in una scuola alternativa presenziata dalla Signora Nirvana Kola, da cui era stata estromessa in precedenza per paura di poter passare per una figlia d’arte o di andare liberamente in tour nel suo condominio o nei teatri di posa della sua abitazione. E così andò. Gli studi che la ospitavano erano di nuova e continua costruzione e fu costretta a destreggiarsi con tutti i nuovi tecnici che nel tempo terminavano la costruzione. Fu grazie a loro che scoprì vernici e smalti che adorava inalare qualche istante prima di andare in scena. Per il resto era libera di andare in giro per la costruzione e fu frequentando le case delle anziane vicine,grazie alle fotografie scoprì  l’uso di vestiti di diverse mode di epoche passate. Fu astuta e riuscì a farsi regalare gli abiti e gli accessori che non indossavano più. Per i suoi spettacoli adorava indossare mini abiti luccicanti in lurex per i pezzi recitati, un autentico bestsllers che rimarrà per sempre legato al suo nome così semplice ma perfetto che la rivista americana Vogue profetizzò:”questa Kola è la Ford dei vestiti e dello show”.. e in effetti funziona sempre; e lunghi abiti in seta bianca, che con il raffinato taglio a sbieco di madaleine Vionnet e la particolare caratteristica di splendere sotto i riflettori, e soprattutto nel caso di una bionda ne fece un fedele alleato nei momenti dei brani cantati..Nella vita privata adorava le comode tute a salopette nei classici disegni a quadri scozzesi abbinati ad accessori animalier che Marc Jacob disegnava in esclusiva per lei.

Al nero!

Il nero è l’inizio di tutto. Il grado zero, il profilo, il contenitore e il contenuto. Senza le sue ombre, e il suoi rilievi e il suo sostegno avrei l’impressione che gli altri colori non esistano. Nel contempo il nero è la summa di tutti i colori. E’ fluttuante, cangiante, mai lo stesso. Esistono una miriadi di tonalità del nero. Il nero soffice della trasparenza, il nero spento e triste della fascia da lutto, il nero profondo e aristocratico del velluto, il nero generoso del taffettà o quello severo della seta,il nero fluido del satin, il nero allegro e ufficiale della lacca. La lana ricorda il carbone, il cotone appare rustico e tutti  i nuovi tessuti frivoli quando sono ner. Non ho nulla a che vedere con la neve,non mi piace il latte, né le spose. Solamente l’intonaco a calce delle case mediterranee fa venire voglia di bianco E mi sono agitata e ipnotizzata dalle tonalità del rosso e dell’oro. Si dice che siano, assieme al nero i colori della follia(per questo Ingman Bergman volle una casa completamente rossa quando girammo Sussurri e grida. Bisogna dire che il nero è una colonna portante del sud,una presenza tranquillizzante ,qualcosa di palese:E le sottili nuance del nero come nei dipinti di Frans Hals e Velasquez.,sui tessuti indossate dalle Arlesiane della mia infanzia ,differentemente patinati dal sole ;sembra che il nero ha un profumo che viene emanato dai pigmenti sotto il sole. Si potrebbe dire lo stesso sul nero dei tori per cui mantello gli entusiasti aficionados hanno aggettivi poetici. Contriaramente al bianco il nero è penetrabile. E’ la densità.la voluttà, c è proprio un mondo intero in una piccola macchia nera. E’ difficile resistere alla gouache pressata dal tubo, al colore acrilico nero fumo traboccante dal barattolo o all’inchiostro di china schizzato dalla boccetta. Si ha voglia di toccarli, di stenderli con generose pennellate o addirittura con le mani .Il nero è sia materia come il colore,sia luce come le ombre di cui Barthes ha intonato lodi perentorie Non è triste né lieto,bensì allure di eleganza ,perfetto e indispensabile. Gli si resiste tanto difficilmente quanto alla notte .E neanche da bambina ti sarai spaventa dal nero poiché se fa paura il suo enigma contiene la risposta ai segreti che nasconde..

Dal cuore in gola in poi!

Ho cominciato a scrivere per essere più chiara possibile. Le parole non mi erano di grande aiuto, soprattutto quando non vuoi essere ascoltata. E ritrovarsi a parlare da sola sotto la doccia e piangere non è di grande aiuto..e finire ogni bottiglia che trovavo a portata di mano faceva il resto..Tiri fuori la parte peggiore ma per fortuna non hai nessun ricordo. Così ti svegli che sei volata giù dal nono piano ma non ricordi assolutamente il perché. Così è cominciata, e poi è stato con il Principe che ho cominciato a scrivere, l’unico che mi ascoltava ma viveva al di là del mare. Ancora oggi devo farlo. Ma oggi tutto questo non brucia più. Sono rimasta per tanto sola in silenzio e  lasciata senza neanche un addio..ho imparato tutto da sola..ho lavorato da sola sui miei lutti e i miei inferni..Ho passato notti intere a piangere con la paura di avere paura. Sono stata la mia dottoressa..Mi sono data dei farmaci, dei tempi e delle scadenze e una cura..La cosa più divertente rimangono i farmaci però. Ho dovuto trovare il rimedio al leggero dolore che sentivo bruciare nello stomaco, come una coltellata o uno sparo col silenziatore..Ognuno poteva dilaniarmi ma a tempo. Non potevo continuare così o mi sarei rovinata..L’infelicità e il dolore sono letali per quelle che fanno il mio lavoro.. la felicità fa la differenza, la vedi  la senti  la tocchi, come un 40 denari di Golden Lady È un dovere per quelle come me..O muori giovane nelle fiamme o devi arrivare nel miglior modo possibile alla fine del gioco  e se omicidio ci sarà non è di gran classe che ad assassinarti è stata la tua mano..Coi miei uomini mi è andata meglio che con gli amici..Ho avuto uomini meravigliosi e abiti favolosi ma non ho mai pianto quando sono andati via i primi o strappati i secondi. Era un miracolo essersi amati, e i miracoli come l’amore, finiscono..Sono sempre stata tendenzialmente anarchica ma monarchica..Vivo di Re. Ma nessuno viene tolto dal suo trono. Solo ci sono tanti Re. Ma ognuno non annulla o sostituisce il precedente. Miss Italia non fa per me..Ma non sempre ho avuto il tempo di  parlare che già piangevo..ogni volta che mi innamoro qualcun altro scappa..Io rimango sempre la stessa, cambiano solo gli uomini che fanno la  storia..e con ognuno c’è una storia a sé..e non riesco a mentire. Ma ancora una volta sono lasciata senza neanche un addio..Ma sono già andata al mio funerale più volte, senza neanche una corona di fiori. Conosco la strada..Ma quando al tuo lutto è la terza volta che ci vai diventa solo un carino appuntamento, il problema rimane sempre cosa indossare? Un petit robe noir e avvolta in uno scialle di filet all’uncinetto..Un masterpiece  di Lola Kola per questo autunno inverno..però non posso più permettermi lacrime se non di gioia..e poi ho visto miei funerali e omicidi così ben organizzati che ormai è solo il tempo di sorridere e aspettare che passi il peggio. Io rimango qui, con la mia felicità condivisa, sulla porta di casa preparando i miei must e aspettando il ritorno di chi dal fronte ritorna con l’aria di chi ritorna dai campi. E il frutto che portò è il mio cuore in gola. Notte amur!